lunedì 19 gennaio 2015

E IO PAGO!


"Sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!"

Grazie Gasparri!
Grazie mille per averci ancora una volta fatto capire quanto siamo fortunati a non essere te, ma sfortunati a vivere in un paese dove gente come te ricopre la carica di vice presidente del senato della Repubblica, grazie e noi.
Aspetta un momento... Allora forse un pò di colpe le abbiamo...
Italiani svegliatevi, è ora di ammetterle e rimediare!
Non stiamo accettando tutto questo per avere la pagnotta che ci sfama, lo stiamo facendo per avere la fibra di Fastweb che ci fa volare quando giochiamo a COD, o per dare a nostro figlio le Air Jordan che gli garantiranno l'immunità dai bulli, almeno fino al prossimo "must have"!
Io non penso sia una buona idea evitare di far valere i nostri diritti e quelli dei nostri figli, per gli anni avvenire, solo per non saper rinunciare al superfluo.
È come a Roma ... Panem et circenses.
Anche noi abbiamo i nostri gladiatori, chiusi nella gabbia dell' UFC, da seguire comodamente seduti in poltrona.
Il fatto è che ci concentriamo e diamo tutti noi stessi per problemi che ci distolgono dai PROBLEMI VERI; che, invece, evitiamo sempre prontamente.
É come se un enorme "epidemia" di Bipolarismo ci affliggesse tutti, spingendoci come su un infinito giro in altalena.
Su e giù, su e giù... fra periodi di immotivata euforia a momenti di totale depressione e sconforto.
Diamo tutti noi stessi in dibattiti per stabilire se questioni come il pagare riscatti ai terroristi sia giusto o sul perché non riportiamo a casa i Maró; poi quando la tempesta si placa e si ripresenta  il vero problema, difendere i nostri diritti, sparisce la voce grossa, torna l'indifferenza.
D'altra parte la storia si ripete e sono pochi quelli con gli attributi per cambiarla.
Di certo uno così nella nostra epoca non è ancora arrivato!
Perciò il mio è anche un appello:
A.A.A.
CERCASI PASTORE PER GREGGE IN GRADO DI PROTEGGERCI E/O INSEGNARE A DIFENDERCI DAI LUPI.
È la nostra ultima chances.

venerdì 16 gennaio 2015

Il punto di svista - Avanguardia italiana

Matteo Renzi: "...per combattere il terrorismo bisogna essere sempre un passo avanti a loro..."





Difatti in Italia oltre la libertà di espressione abbiamo ucciso la privacy ed il diritto al lavoro. A breve distruggeremo anche l'intera costituzione.

mercoledì 14 gennaio 2015

Il punto di svista - ... e a me che me ne frega?

Mi presento, sono Pietro Salvador addetto alla sezione satirica del blog.
Oggi vorrei toccare un argomento non molto satirico ma al quale ognuno di noi è a stretto contatto ogni giorno.
Questo articolo mi è venuto in mente dopo un fatto innocuo appena accaduto che rispecchia perfettamente la mentalità degli italiani, ovvero la mentalità del : "...e a me che me ne frega".
Esatto, proprio quella frase che sentite pronunciare dal vostro amico con un posto di lavoro fisso riguardo alla disoccupazione; la stessa frase che pronuncia il vostro amico con una sola casa di proprietà, la stessa frase che pronunciamo quasi tutti quando accade un fatto gravissimo dall'altra parte del mondo.
Ero alla Coop di Jesi quando un signore sui 50 anni si parcheggia vicino alla mia auto, apre la portiera e.... SBAM, prima sportellata; non contento richiude la portiera, cerca il portafogli in auto e poi SBAM, riapre la portiera e via con una nuova sportellata.
A quel punto tiro giù il finestrino e gli dico " oh...non lo so...danne un'altra se vuoi tanto ormai siamo a due".
Per tutta risposta il signore fa finta di niente e mi chiede: "ah ma ti ho dato una sportellata?" come se non si fossero sentite e fingendo totale disinteresse.
Poi si gira e se ne va senza neanche chiedere scusa, un po come se fosse un suo diritto prendere a sportellate le macchine altrui.
Ecco, questo secondo me descrive abbastanza realisticamente la situazione di menefreghismo italiano. Gente che nonostante abbia visto e sentito la malefatta, chiude gli occhi e se gliela fai notare fa il finto tonto, come se fosse caduto dalle stelle in quel preciso momento.
Ora questa è solamente una cavolata rispetto a tutto ciò su cui l'italiano medio chiude gli occhi. Ognuno finge menefreghismo verso i diritti e le proprietà altrui ma è sempre pronto a sbuffare (e sottolineo sbuffare, non ribellarsi) quando la parte lesa è lui.
In sostanza se si organizza una manifestazione per il tasso di disoccupazione ai massimi storici, sono tenuti a partecipare tutti e non solo i disoccupati; se si organizza una manifestazione per le tasse che strozzano cittadini e negozianti, devono scendere in campo tutti e non solo chi non arriva a fine mese; perchè oggi tu che dici "...e a me che me ne frega" hai una illusione di sicurezza, ma domani potresti essere tu la parte lesa e sarai tu a piangere e a chiedere l'aiuto della gente che fino a qualche tempo fa ignoravi, perche tanto a te "...e a me che me ne frega"
Nel frattempo mentre scrivevo questo pensiero si è parcheggiata una nuova macchina vicino alla mia e indovinate un po? 



SBAM!

Che fine ha fatto la Libia? E' finita nel caos e nella banalizzazione del conflitto da parte di Usa e Ue.

Chi non ricorda il 19 marzo del 2011, giorno in cui i Rafale francesi iniziarono la liberazione della Libia bombardando un convoglio delle forze lealiste durante la battaglia di Bengasi? 
Probabilmente nessuno e, altrettanto probabilmente, nessuno si sta chiedendo cosa sia successo dopo la morte di Gheddafi e dopo l'addio della Nato. 
Mu'ammar Gheddafi (1942-2011)
Alcuni paesi aderenti all' ONU, seguendo i punti della risoluzione 1973, avevano istituito una zona d'interdizione di volo sul territorio libico per tutelare le forze dei rivoltosi uniti nel Consiglio nazionale di transizione.
Il 20 ottobre 2011 Gheddafi venne ucciso dalle forze ribelli ed a fine ottobre i paesi NATO si ritirarono, sancendo la definitiva liberazione dalla Jamāhīriyya (regime delle masse).
Ma effettivamente da cosa è stata liberata la nazione? 
La Libia è stata liberata esclusivamente da Mu'ammar Gheddafi (e questo di per se non rappresenterebbe un male), che volente o nolente ha garantito per un quarantennio una solidità economica-sociale che gli altri paesi africani sognavano; allo scoppiare della rivolta il reddito pro-capite era di circa 12.000 $/anno (valore molto più alto degli altri stati).
I ribelli, infuocati dalle rivoluzioni arabe in Egitto ed in Tunisia (scoppiate per il carovita sui generi alimentari, presupposto non presente in Libia), decisero di scendere in piazza contro il regime e solo la caduta di Gheddafi fece da collante tra le milizie tribali che avevano aderito al CNT libico. 
Il regime del colonnello aveva costruito infrastrutture, ospedali, scuole ed addirittura nel 1970 era riuscito ad imporre un aumento sul prezzo per l'esportazione del petrolio al barile ( fonte primaria per l'economia libica) squilibrando il mercato petrolifero globale (n.b. il 40% delle esportazioni viaggiavano in direzione Americana).
Oggi di quel "miracolo" non rimane che una terribile guerra civile, sono in corso violenti e sanguinosi scontri in tutto il paese. I leader delle tribù miliziane, che formavano il gruppo dei ribelli, non hanno trovato un accordo fra loro, i governi che si sono venuti a formare erano troppo deboli e tutta la nazione era ed è spaccata ideologicamente.
La situazione è precipitata a tal punto da creare il paradosso di due governi NON LEGITTIMATI nello stesso stato:
al-Thani, Primo Ministro del governo libico di Tobruk

  • Un governo filo islamista insediato a Tripoli e guidato da Omar Al-Hassi
  • Un governo regolarmente eletto (poi dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema), con sede a Tripoli, insediato in questo momento a Tobruk per motivi militari con a capo Abdullah al-Thani.
In questo paese, se ancora cosi vogliamo chiamarlo, non si contano più i morti; l'ultimo attentato è di ieri, 13/01/2014, un'autobomba è esplosa vicino Bengasi con il risultato di 3 decessi e 4 feriti.
E' in corso una grave e terribile emergenza umanitaria, il rischio concreto è che l'escalation degli ultimi avvenimenti crei una nuova Somalia (in guerra civile dal 1991) oltre che un porto franco e lasciapassare di terroristi.
I paesi dell'ONU, dopo anni di imbarazzante silenzio, hanno iniziato a delineare un'ipotetica missione di peacekeeping (che porterebbe conseguenze disastrose se non guidate da una linea primaria di negoziazione tra le fazioni), viste anche le recenti dichiarazioni del The Jordan Times (quotidiano della Giordania) in cui viene dato per certo che la città di Derna è in mano a fondamentalisti islamici, che hanno giurato fedeltà al Califfato di Abu Bakr al Baghdadi.
Vi invito a leggervi un'interessante intervista (svolta dal corriere della sera) al generale delle forze militari libiche Khalifa Belqasim Haftar, che a capo di una "milizia"(stiamo parlando di una milizia e non di un vero esercito, perchè la stessa è stata promossa a esercito dal "parlamento incostituzionale" di Tobruk) guida la rivolta contro il governo islamista di Tripoli.
Personalmente credo che il generale sia stato molto "furbo" a presentarsi alla comunità internazionale come il salvatore della patria "laico e democratico" che combatte il mondo "islamico,autoritario e terroristico"; ad alimentare la sua tesi sono giunte in soccorso le bandiere dello Stato Islamico a Derna che non fanno altro che aiutarlo a banalizzare il conflitto ( sempre agli occhi della comunità internazionale, Usa ed Ue in primis) tra i buoni laici contrapposti ai cattivi islamisti.
miliziani IS
Il conflitto libico non si concluderà finchè una delle due fazioni islamiche (perchè si, in realtà all'interno del paese si sta svolgendo una lotta intra-islamista), da una parte i governi di Arabia Saudita, UAE ed Egitto (economicamente e militarmente collegati agli Usa) dall'altra la Fratellanza Mussulmana (Qatar), non soccomberà all'altra (v. Golpe Egitto 2013) e sono quasi sicuro che quando la battaglia per conto terzi abbandonerà la Libia il vento di guerra tra islamici soffierà nuovamente sulla Tunisia (i presupposti ci sono già).

Cercherò di tenervi aggiornati su questa vicenda che rischia di rendere, se non lo ha già reso, il nord Africa la zona geopolitica più instabile di tutto il 2015.










sabato 10 gennaio 2015

Syriza e l'addio all'austerity. Parte 1

Il 25 gennaio i greci sceglieranno il loro futuro.
Il parlamento ellenico non è riuscito ad eleggere il presidente della Repubblica, ed al terzo tentativo fallito la Costituzione prevede il ritorno alle urne elettorali.
La novità (se cosi vogliamo chiamarla) è il continuo crescere di consensi per il partito Syriza, partito costituitosi solo nel 2012 ma nato come coalizione di partiti e politici indipendenti di sinistra tra il 2001 ed il 2004.
Gli ultimi sondaggi mettono al primo posto, di questo turno elettorale, proprio Syriza, prevedendo il 30.4% delle preferenze; se le previsioni venissero confermate Siriza diverrebbe il primo partito greco, guadagnando quasi un 4.0 % rispetto alle votazioni di Maggio 2012.
Alexis Tsipras

Syriza è guidata da Alexis Tsipras l'uomo che tanto spaventa i mercati europei; ma perchè un uomo di 40 anni, giovanissimo leader di un grande partito, dovrebbe spaventare cosi tanto? La risposta è estremamente semplice: Syriza prevede delle grandi riforme economiche che sanciranno l'addio all'austerity utile, a detta del leader Tsipras, solo a salvare le banche greche e a non destabilizzare l'intero sistema bancario europeo.
I principali punti del programma di Syriza sono i seguenti: 

  • Cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico in modo che diventi sostenibile nel contesto di una "Conferenza europea del debito". 
  • Includere una "clausola di crescita" nel rimborso della parte restante del debito in modo che il pagamento degli interessi sia finanziato dai progressi del Pil e non con nuovo debito.
  • Garantiremo la ripresa garantendo a piccole e medie imprese incentivi e sovvenzionando il costo energetico del settore in cambio di un impiego e clausola ambientale
Vi invito a leggervi tutto il documento varato durante il primo congresso del partito, potete trovarlo qui (ovviamente è in Inglese).
Syriza potrebbe portare un cambiamento mai visto nell'eurozona, e tutti i paesi dell'Europa meridionale (noi compresi) potrebbero tenere in considerazione la strategia studiata.


venerdì 9 gennaio 2015

Allāh u Akbar, l'Islam è di nuovo il nemico.

Allah è grande.
Per i parigini Allāhu Akbar non sarà più il richiamo del muezzin all'adempimento del salat, a loro, il Takbīr, ricorderà quell'infausta giornata dove persero la vita 12 persone tra giornalisti e vignettisti del settimanale Charlie Hebdo e due poliziotti.
Secondo fonti della polizia francese i sospetti sarebbero due fratelli franco-algerini Said e Cherif Kouachi, aiutati da una terza persona di appena 18 anni Hamid Mourani.
I primi due sarebbero collegati ad una rete terroristica yemenita, il terzo membro dell'organizzazione sdf. I tre sarebbero originari di Gennevilliers, ed additati dalle forze speciali francesi come dei veri e propri professionisti.
La polizia francese è riuscita a risalire ai terroristi grazie ad una patente trovata all'interno della citroen rubata e poi abbandonata.
Mi sembra lecito chiedersi come mai l'intelligence francese abbia additato queste persone come professionisti visto che: hanno sparato a persone non in grado di difendersi e, soprattutto, da quando in qua qualcuno si porta dietro i documenti per andare ad uccidere altre persone?
Il 18enne Hamid si è costituito dopo che la polizia ha fatto il suo nome, lo ha seguito però un alibi gigante: una classe intera (la sua) è pronta a testimoniare che durante il massacro si trovava sul suo banco di scuola.
Nelle ore successive la polizia ha fermato 7 persone, tutti parenti ed amici degli assalitori; questo dimostra che la polizia non li considera "professionisti", i professionisti non vanno a casa di parenti ed amici dopo una cosa del genere ed in aggiunta tutte queste informazioni fanno capire che i due erano noti alle forze dell'ordine.
Se qualcuno ha visto il video che gira su internet si sarà reso conto che gli assalitori perdono troppo tempo per la fuga e, contemporaneamente, la polizia impiega troppo tempo per preparare posti di blocco intorno alla zona.
Un giornalista del settimanale satirico durante una telefonata fatta subito dopo la sparatoria dichiara: "Gli assalitori sapevano che alle 10 di mercoledì era in corso una riunione di redazione, per questo hanno attaccato”, sinceramente è la cosa che ho pensato anche io appena ho capito la dinamica dell'atto terroristico.
Tutte queste informazioni fanno riflettere da un'altro punto di vista, credo sia irresponsabile pensare che l'attentato non sia di matrice terroristica ma tutte le informazioni sopracitate (prese dai vari quotidiani) inducono ad avvicinarsi, con un ragionamento logico, ad altre ipotesi:
La Francia nelle crisi di Mali, Siria e Libia si è esposta molto, la politica estera è stata aggressiva ed una situazione del genere era quantomeno ipotizzabile.
Le misure adottate contro il terrorismo (parliamo di milioni di euro) si sono rivelate inefficaci in questo caso e non solo; oltre la strage i controlli alla frontiera hanno prima toppato in uscita ( 2000 sospetti francesi sono andati a combattere in Siria)  poi in entrata (2 jihadisti annunciarono il loro rientro e la polizia di frontiera non riusci ad arrestarli).
Il settimanale satirico aveva difese deboli, eppure era un obiettivo sensibile.
Il servizio segreto francese è uno dei più avanzati in europa, forse nel mondo, non ritengo possibile che tre ragazzetti abbiano messo sotto scacco il DCRI.
A questo punto il dubbio insinuato diventa forse più visibile: ma non è che qualcuno forse sapeva, e magari ha lasciato agire, vista anche la posizione scomoda del settimanale e poi la situazione è sfuggita di mano?
Le reazioni dei cittadini in seguito all'attentato sono da condannare ferocemente, cosi come l'attentato stesso, non si può e non si deve in alcun modo spingere la popolazione a farsi da giustizieri ( contro persone che non c'entrano nulla) lanciando granate contro le moschee o prendendo di mira famiglie musulmane; se il governo non interviene subito il rischio di una deriva della situazione si alzerebbe in maniera preoccupante.
Non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, esistono cittadini e delinquenti.
Ovviamente le mie sono solo supposizioni ma l'effetto dell'attentato è sotto l'occhio di tutti:
piazze piene in tutta europa ma nessuno che manifesti contro il proprio governo, il nemico da cacciare è di nuovo l'Islam.

giovedì 23 ottobre 2014

PENSIERO DEL GIORNO: TUTTO A META' PREZZO!

Il pensiero è nato da un po', ma domenica ha raggiunto l'apice In un negozio di vestiti firmati, immenso, ben curato nei dettagli, alla moda e vuoto, vuoto come lo sguardo delle commesse che senza nulla da fare avevano assunto una posizione tipo corazziere davanti al parlamento.
Tutto ciò mi ha fatto riflettere e spero lo farà anche con voi.
Esco di casa e non vedo solo sporcizia, degrado, merda di cane ovunque, però mi basta alzare la testa per accorgermi che il vero schifo è all'altezza dei miei occhi, dietro e affianco a me.
Di cosa parlo? Parlo dell’assurdità di questi tempi, dove un negozio di vestiti prende il posto di un supermercato.
Qualcuno potrebbe dire “avranno fatto i loro conti!!!” ok, ma siamo sicuri che 8/9 negozi di abbigliamento in un raggio di 100 metri sia logico, razionale e sano sotto un punto di vista di mercato?
Abbiamo veramente bisogno di cosi tanta scelta?
Abbiamo veramente cosi tanti soldi?
Io credo di no… credo che qualcuno dovrebbe mettere un freno a questo modo di fare, ma soprattutto di essere.
Vedere pizzerie, gelaterie, lavanderie una davanti all'altra, in questa guerra fatta a colpi di sorrisi e concorrenza che non è solo sleale, è assurda ed egoista.
Non ci guadagno niente, questo è ovvio, ma sapere che il mondo è fatto di continue lotte fra poveri scemi mi rattrista, mi fa pensare a quanto l’etica non esista.
la colpa non è solamente di quei quattro commercianti che si sono svegliati una mattina con due soldi in tasca e si sono avvalsi della libertà di inaugurare un negozio così, violentando ogni logica e magari anche con l’ambizione che sarà il lavoro della loro vita, ma di tutti, si perché dell’inutile ne abbiamo fatto una virtù.
Questo è il libero mercato: qualche mazzetta, una politica sbagliata (si perché c’è sempre anche lei) e il cittadino medio con le sue geniali idee; per poi veder appesa alla porta l'inesorabile insegna “tutto a metà prezzo per chiusura attività”.
Magari per qualche anima innocente sarà l’affare del secolo, ma per me è l’infelice risultato di una società marcia.


Lorenzo Fiori